Poco meno di un anno fa vi abbiamo parlato delle grandi potenzialità di Goodmorning Utopia, ultimo disco della formazione sicula Veivecura. Dopo averli rincorsi, tra date saltate all’ultimo momento qui in Campania e altri imprevisti, ieri finalmente siamo riusciti a goderci questa nuova e seconda fase del tour.
Domenica 29 Marzo. Pompei (Na). È una giornata dai tratti marcatamente liturgici per chi ancora si affida ad un credo. Una domenica qualunque, per tutti gli altri. Volenti o nolenti la città di Pompei ha una tradizione storica strettamente legata a quella religiosa e, infatti, non a caso quando alle 22,00 con Mario Esposito arriviamo nei pressi del Santuario della Beata Vergine del Rosario c’è in filodiffusione, a volumi sontuosi, il rito liturgico. Le premesse hanno un quid di sinistro ma ci avventuriamo ugualmente alla volta dell’Invidia Lounge, un luogo spazioso ma che a primo impatto pare aver poco a che fare con la musica live. L’atmosfera è chiccosa ma, al contrario di quanto immaginato, le ragazze di Rock Events riescono a mettere su un’ottima serata.
Il set del trio Veivecura desta parecchia curiosità: tastiera, synth, xylosynth, basso a pedali, chitarra con gli effetti più disparati (cry baby uber alles) e, ancora, piatti e pad elettronici per le sessioni ritmiche. Un arsenale che lascia ben sperare per l’imminente spettacolo. Alle 23,00 il trio siciliano formato da Salvo Scucces (fiati, pad e chi più ne ha più ne metta), Salvo Puma (chitarra/basso a pedali/ drum) e guidato dal folletto Davide Iacono (tastiere, voce) prendono posto sul palchetto pompeiano. A rompere il ghiaccio è un brano estratto dal penultimo album “Tutto è vanità”, ma già a partire dalla seconda traccia “Young River” si inizia a far fluttuare gli astanti in spazi metafisici e trasognati. C’è un’intimità viscerale tra i brani di Goodmorning Utopia e il trio siculo e lo si nota da come tutti vivono la sessione live: l’ethereal-pop lascia spazio spesso a intermezzi voluttuosi e battenti di lezione post-rock (ogni riferimento sarebbe superfluo). Il piano di Iacono guida lo sguardo dell’ascoltatore verso l’iperspazio e ad una stella in particolare, quella di Roberto Baggio – tra i brani più suggestivi dell’ultima prova discografica. Stupisce, inoltre, come non ci sia uno schema fisso all’interno della formazione ed infatti tutti suonano tutto: Puma spesso si alterna alla parte ritmica per accompagnare l’ottima tromba di Scucces, che si lascia andare, in alcuni frangenti, a ottime prove di prog/acid-jazz , mentre Iacono passa dal synth al piano, fino alla mini-drum costruita ad hoc. La potenza di suono è incredibile, soprattutto se si considera il fatto che quando si pensa all’ethereal-pop raramente si pensa a linee sonore vicine addirittura al genere stoner. C’è la magia della composizione in queste tracce, ri-arrangiate e proposte in una veste molto più sperimentale ma squisitamente efficace: si alternano ancora il singolo acclamatissimo “Oxymoron” (“questa la conoscono ragà, non possiamo sbagliarla” cit ) così come “Goodnight Utopia”, “Ad Astra” e qualche cover <<piaciona>> dove il Battisti di Ancora Tu e la Rihanna di Diamonds convivono pacificamente. Altra citazione celebre arriva dalla Giamaica ed ecco che “Is this Love” si tempra di sfumature delicate ed accattivanti: un’ottima cover, meritevole di bis. I circa cinquanta minuti con i VeiveCura trascorrono sospesi tra l’introspezione e la cullante malinconia. C’è spazio ancora per qualche bis ed è il turno di “Persepolis” e la succitata cover. Più di un’ora di concerto riesce a soddisfare cuore e mente dei presenti e, forse, si sarebbe potuti andare avanti per un’altra oretta senza accusare alcuna pesantezza. L’ Oxymoron Tour si conferma una delle (nuove) proposte più interessanti attualmente in giro per l’Italia, così come l’immaginifico Goodmorning Utopia, ad un anno dalla pubblicazione, non ha perso minimamente smalto ma ha addirittura acquisito un incredibile ardore espressivo.
Come ogni concerto che si rispetti, dopo bis e saluti, abbiamo assaltato lo stand dei dischi/vinili ma la sensazione, una volta usciti dal locale, è d’esserci regalati un’esperienza sonora, l’ennesima, dai tratti quasi catartici. Provare per credere!